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Azioni concrete dal progetto concluso di Life agriCOlture: altre 10 aziende si impegnano a fare agroecologiaIl numero di aziende agricole che si dedicano allo stoccaggio di carbonio nel terreno sta aumentando, portando a un cambiamento significativo nelle operazioni degli enti di bonifica in montagna. Il progetto europeo Life agiCOlture ha presentato i primi importanti risultati dopo quattro anni di attività tra gli Appennini di Reggio Emilia, Modena e Parma. Una prima conseguenza pratica dell’efficacia del progetto Life agriCOlture è l’estensione di queste buone pratiche, con l’aiuto degli enti coinvolti, a nuove aziende. Nel contesto del cosiddetto “Patto per il suolo” previsto dal Life, sono già 10 le nuove aziende che lavorano su 1.000 ettari di terreno. Si aggiungono alle 15 già attive nel progetto Life, operanti su altri 838 ettari.
La presentazione dei risultati si è svolta giovedì, presso la Sala consiglio del Palazzo della Bonifica in Corso Garibaldi a Reggio Emilia.

Il direttore del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, Domenico Turazza, ha commentato: “Dopo questa sperimentazione, durante la quale la Bonifica ha collaborato con gli agricoltori per le sistemazioni idrauliche dei pendii, credo che d’ora in poi possiamo parlare di una bonifica che agisce per la prevenzione e non solo in situazioni di emergenza”.
I presidenti dei due Consorzi di Bonifica coinvolti nel progetto, Manuel Quattrini e Lorenzo Catellani, hanno concordato nelle analisi. Quattrini ha dichiarato: “Questa strada si dimostra economicamente vantaggiosa per le imprese agricole”, mentre Catellani ha aggiunto: “A fronte di aziende agricole che sono le prime vittime del cambiamento climatico tra alluvioni e siccità, grazie al progetto Life agriCOlture abbiamo proposto un modello molto efficace dove gli agricoltori contrastano il cambiamento climatico e non sono più visti come inquinanti”.

Tre agricoltori testimonial intervenuti, Enea Giavelli, Mattia Manfredini (Capre della Selva Romanesca) e Tobia Zagnoli, hanno commentato: “Da questo progetto usciamo arricchiti professionalmente e proseguiremo nelle azioni intraprese”.
Alla base di Life agriCOlture c’è lo stoccaggio dell’anidride carbonica nei terreni con tecniche di agroecologia (agricoltura conservativa) e il supporto degli enti per la corretta regimentazione delle acque. Dai risultati emersi, migliorano anche la porosità dei terreni e la vita negli stessi, come dimostrato dagli studi sulla microfauna più attiva, con più cibo e meno disturbo dovuto alla presenza delle lavorazioni, come ha notato il ricercatore Daniele Galli.
Luca Filippi, project manager, ha commentato: “Life agriCOlture mostra come gli enti pubblici possano accompagnare in maniera efficace gli agricoltori nel necessario percorso di transizione ad un’agricoltura a minor impatto ambientale e climatico. Una esperienza che mostra all’Europa, inoltre, la necessità di pensare a una necessaria azione di riequilibrio dell’investimento fondiario sui suoli agricoli, nelle forme, per esempio, dei miglioramenti fondiari, come quelli realizzati dal progetto, anche nelle situazioni oggi più marginali”.
Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, ha ricordato “il successo di Life agriColture presentato a COP28 a Dubai, ma ideato 10 anni fa a Crovara di Vetto. Un esempio virtuoso italiano che è per altro coerente con le strategie di stoccaggio di carbonio nelle foreste attuata dal Parco attraverso il Gruppo di Certificazione Appennino Tosco-Emiliano”.
Giampiero Lupatelli, del Caire, ha aggiunto: “la collaborazione in corso tra Unione e Consorzio di Bonifica nella attuazione del Programma operativo per la Green Community consente per le coltivazioni foraggere di assicurare tenuta e stabilità del suolo, ma anche sostenibilità ambientale delle produzioni e, per altro, si attua un associazionismo fondiario che deve assicurare nuove prospettive, economiche e sociali oltre che ambientali, ai territori dell’abbandono”.
Il Crpa, responsabile delle analisi scientifiche in campo, ha concluso: “Con Life agriCOlture, a fronte del cambiamento climatico, si è proposta una soluzione dove la produzione foraggera è alleata dell’ambiente, cosa prima non adeguatamente considerata”, ha ricordato la presidente Simona Caselli.