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Analisi Lapam sul cuneo fiscale: in Italia ‘pesa’ per il 46,5%Uno dei temi della campagna elettorale riguarda la tassazione sul lavoro, ovvero la riduzione del cuneo e contributivo sul lavoro, proprio per questo l’Ufficio Studi Lapam ha realizzato una analisi su questo tema. Nel 2021, osserva Lapam, il cuneo fiscale stimato per un lavoratore medio senza famiglia è del 46,5%, in lieve calo (-0,4 punti) rispetto al 46,9% del 2020 e rispetto al massimo toccato nel 2019 (47,9%). Rimane tuttavia il quinto valore più elevato tra i 38 paesi OCSE, dietro solo a Belgio, Germania, Austria e Francia, a fronte di una media Ocse del 34,6%.

Nel 2020, anno di pandemia, il salario medio annuo in Italia è calato del 5,9%. Non è l’unico Paese a osservare un calo, ma è l’unico a scendere al di sotto dei valori sia del 1990 (-2,9%) che del 2000 (- 3,6%). A parte i primi 7 paesi, perlopiù dell’Est Europa, che vedono un forte aumento dei salari pur rimanendo con valori tra i più bassi, negli ultimi vent’anni si vede una crescita a doppia cifra in paesi come USA (+25,3%), Germania (+17,9%) e Francia (+17,5%).

Lapam prosegue notando che l’impennata dell’inflazione registrata quest’anno (+6,8% a maggio 2022 su maggio 2021) cresce più dell’aumento dei salari, andando a erodere il potere d’acquisto, dunque rischiando un rallentamento della domanda interna. La produttività del lavoro, ovvero il valore aggiunto per ora lavorata, in Italia cala del 0,6% nel 2021. Il tasso medio di crescita per il periodo 2014-2020 è del +0,5% in Italia a fronte del +1,2% dell’UE27.

Quali sono allora le possibili soluzioni fornite da Lapam Confartigianato per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie? La riduzione del cuneo fiscale è posta dalle parti sociali in cima all’agenda di richieste da avanzare al prossimo Governo per dare slancio ai salari compressi dalla fiammata inflazionistica.

Aumentare i salari tramite l’aumento del costo del lavoro significa ridurre ulteriormente i margini di profitto delle imprese, che già stanno affrontando aumenti di costi di produzione per le materie prime. Ciò sarebbe sostenibile se aumentasse contemporaneamente anche la produttività del lavoro.

In alternativa, si può ridurre il cuneo fiscale a parità di costo del lavoro, tramite un intervento strutturale. Da un lato ridurre il cuneo fiscale renderebbe più competitive le imprese italiane sul mercato internazionale, dall’altro si deve considerare che le spese pensionistiche e per prestazioni sociali sono previste in aumento per effetto dell’invecchiamento demografico: secondo le ultime previsioni Istat la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% nel 2020 al 53,3% nel 2050, mentre gli Over 65 passeranno dal 23,2% al 35% cioè più di un italiano su tre.