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“Unicredit ci ha comunicato che da inizio aprile, quindi in pratica tra pochissimi giorni, chiuderà la filiale di Busana. È un nuovo colpo verso gli sforzi che come amministratori, a tutti i livelli dai Comuni alla Regione, stiamo compiendo per cercare di salvaguardare i servizi e con essi l’assetto socio-economico del territorio montano. Ci troviamo senza strumenti per rispondere a questi che ormai ci arrivano come semplici annunci, senza tenere conto di cosa significa una scelta di questo tipo per i residenti locali”.

Il disappunto traspare dalle parole del Sindaco di Ventasso e Presidente dell’Unione dei Comuni Antonio Manari, dopo che nella giornata odierna l’Istituto di credito ha fatto sapere della chiusura della filiale a Busana. “Anche in questo caso, come era già successo a Ligonchio per Banco BPM, la filiale di Busana è l’ultima che era rimasta in paese – prosegue Manari. – Anche su Ligonchio, seppure la comunicazione sia arrivata con anticipo e sia stato possibile incontrare i vertici dell’Istituto, alla fine rimarranno, forse, solo il bancomat e le attività di consulenza, ma di fatto la gran parte dei servizi di front office verranno meno. Se si aggiunge che a Cervarezza, la locale filiale Credem già da tempo ha mantenuto solo bancomat e consulenza, di fatto le uniche filiali vere e proprie che restano nel territorio di Ventasso sono a Ramiseto e a Collagna, ma da cinque che avevamo rimaniamo a poco più di due”. Conclude Manari: “Stiamo lavorando a stretto contatto con il Capo di Gabinetto alla Presidenza della Regione, Giammaria Manghi, e con l’Assessore alla Montagna della Regione, Barbara Lori, perché sul territorio del crinale vengano almeno rafforzati i servizi bancari offerti dagli uffici postali, e gli orari di apertura degli stessi uffici: non possiamo lasciare le comunità sprovviste di servizi di questo tipo, non è nemmeno pensabile che sia possibile sostituire la presenza delle filiali semplicemente con i servizi online. Parliamo di un territorio in cui l’età media dei residenti è alquanto elevata e la loro dimestichezza con gli ambienti digitali invece molto bassa. Ma non mi pare che finora in coloro che sono chiamati a prendere decisioni sulle chiusure questi aspetti siano stati tenuti sufficientemente da conto”.