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ROMA (ITALPRESS) – “La legge sulla giornata per le vittime del COVID-19 nasce dalle immagini di Bergamo. Quella fila di camion allineati ha trasmesso qualcosa di indelebile”. Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
Mulè aveva proposto la giornata commemorativa per le vittime del COVID-19, poi diventata legge, e celebrata oggi.
“Dieci giorni dopo quell’immagine ho depositato la proposta di legge e prevede che il 18 marzo di ogni anno sia una data scolpita nel cuore degli italiani – ha detto il sottosegretario -. Non può essere solo un giorno di bandiere a mezz’asta o con un minuto di silenzio. La legge prevede che ogni lavoratore del pubblico o del privato possa donare una o più ore di lavoro di quella giornata alla ricerca scientifica. Perchè del virus e di tutto le Pandemie ci si libera se c’è una ricerca scientifica all’avanguardia. Il provvedimento prevede anche che le scuole se ne occupino, raccontando dei nostri eroi, ma anche delle nostre debolezze. Il servizio pubblico dovrà poi garantire lo spazio adeguato all’evento, così come gli enti locali, che devono celebrare questa giornata”.
Mulè ha parlato della genesi della legge: “In quel periodo di lockdown mi chiamarono degli amici della Croce Rossa di Imperia dicendomi che andavano per le case dai malati di COVID ‘a mani nudè, senza gel per le mani. In quel periodo mancavano mascherine e calzari, i dispositivi di protezione individuale. Toccai con mano questo disagio e provai a dare una mano: mi misi in macchina per andare direttamente in alcune aziende per trovare questi dispositivi e lì capii la drammaticità del momento. Questa legge nasce sull’onda di quell’immagine e di quelle esigenze. Approvammo alla Camera all’unanimità a luglio e piangevamo circa 35mila morti. Credevamo fosse finita, ma oggi siamo a 105mila morti. Si sono fatti tanti paragoni con la seconda guerra mondiale, ma è più di una guerra convenzionale”.
Mulè ha poi parlato del ruolo dell’Esercito e in particolare del commissario all’emergenza nominato dal Governo Draghi, il generale Francesco Paolo Figliuolo: “I militari, come tutto il sistema della Difesa, sono una parte ottima di questo Paese. Ce li ritroviamo sempre nei momenti di difficoltà, quando abbiamo bisogno di ancorarci a qualcosa di sicuro. Ci sono stati per alluvioni, tragedie e terremoti e ci sono stati anche per il COVID. E’ fatto da grandissime professionalità e ci fa stare tranquilli. Il Generale Figliuolo è la massima espressione: così come migliaia di membri dei servitori dello Stato, ha il senso dello Stato. E questo non significa guardare solo alle medagliette o ai cappelli a piume”.
“Questa guerra è andata per immagini. C’era bisogno di un Commissario straordinario in una guerra. Ma non c’è un solo uomo al comando: c’è un Paese intero che si è strutturato e si è messo a disposizione”, ha concluso Mulè.
(ITALPRESS).