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Riccardo Zucchetti Rotary Club Reggio Emilia – ph. Stefano Rossi

La rivoluzione digitale mostra un impatto dirompente non solo sull’economia e sulle relazioni sociali, ma anche sulla democrazia, sui sistemi elettorali e sulle rappresentanze. Internet ha accelerato il ritmo di trasformazione facendo saltare il sistema di mediazione politica, cambiando alla radice gli strumenti essenziali per uno svolgimento corretto dei rapporti democratici come l’informazione.

Come sta cambiando la dinamica politica e quali nuove forme partito stanno nascendo è stato il tema di un incontro dibattito i video conferenza su piattaforma Zoom dal titolo “Democrazia e tecnologia”, organizzato dal Rotary Club Reggio Emilia in interclub con Rotary Club Reggio Emilia Terra di Matilde e dal Rotary Club Reggio Emilia Val di Secchia.

Hanno partecipato al dibattito, coordinato da Piero Meucci direttore del quotidiano online StampToscana, che si è svolto il 25 febbraio scorso, Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane e della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, Maurizio Brioni, manager di Legacoop, e Armando Sternieri, amministratore delegato di Energee3, capogruppo di alcune aziende tra le quali la casa editrice Edizioni Thedotcompany, nonché socio del Rotary.

Dopo un saluto del presidente del Rotary Reggio Emilia Riccardo Zucchetti, Sternieri ha presentato la tavola rotonda mettendo in rilievo i due concetti essenziali per capire cosa sta accadendo: l’ambivalenza delle tecnologie digitali, strumenti il cui impatto positivo o negativo dipende da come sono usati, e la rapidità con la quale evolvono in tempi sempre più ravvicinati. L’imprenditore reggiano ha spiegato che la casa editrice è attenta al dibattito su democrazia e tecnologia pubblicando saggi in due collane: “Uomini. Scienze. Tecnologie” e “Democratica”. Quest’ultima propone al pubblico grandi saggi di personalità che hanno costruito le basi della democrazia italiana con le loro azioni e il loro esempio.

Brioni e Spini hanno poi risposto a domande sul cambiamento avvenuto nel sistema dei partiti partendo dall’esperimento di “democrazia digitale” del MoVimento 5 Stelle e da come si è passati dal partito “comunità” a nuove forme di dibattito nel processo decisionale interno indotte dai social. Brioni ha messo l’accento sull’ambiguità delle tecnologie cioè “la possibilità di essere usate come strumento di sviluppo della partecipazione o di diventare strumento per la manipolazione diretta degli iscritti o indiretta di un pubblico più vicino”. Per l’oratore l’esperimento del partito digitale “può ritenersi fallito” rispetto agli stessi obiettivi originari, che erano quelli di enfatizzare la partecipazione diretta. Oggi prevale una leadership molto accentrata.

Anche per Spini l’uso delle piattaforme per registrare più o meno consenso degli iscritti a un partito non ha funzionato. Piuttosto, secondo Spini, non si deve dimenticare l’aspetto positivo dell’utilizzazione degli strumenti digitali: “Come presidente dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane sono stato testimone di come l’informatica ha permesso di tenere aperti fondazioni e istituti culturali che altrimenti avrebbero chiuso. I partiti, se vogliono riprendersi, non devono puntare solo sulla crisi del MoVimento 5 Stelle – ha concluso – ma devono attuare l’art.49 della Costituzione con una legge quadro sui principi di democraticità interna e sulle modalità di finanziamento, ritornando ad un sistema elettorale che renda i parlamentari rappresentativi delle loro realtà territoriali e quindi in grado di influire sulla politica dei partiti stessi. Evitare quindi ogni sclerosi autoreferenziale e riconquistare un legame solido con la società civili. Le organizzazioni culturali possono costituire uno stimolo importante in questa direzione”.

Rispondendo alle domande del moderatore sulla possibilità di difendersi dai rischi di manipolazione e dalla informazione falsa o deviante, “il veleno della disinformazione” che percorre la rete, Brioni ha fatto riferimento alla necessità di un processo di formazione del pubblico, ma che deve partire dalla scuola, che porti a un approccio critico (“critical thinking”), il quale può dare “la comprensione di massa del funzionamento delle macchine e della mente”. Oggi il “sovraccarico di informazioni” si sposa con le debolezze proprie del ragionamento (i cosiddetti bias cognitivi), creando un ambiente ancora più favorevole all’affermarsi delle fake news. Spini ha fatto riferimento alla necessità di un intervento regolatorio che “tuteli i diritti umani del tutto piegati al caos delle piattaforme”.