Ora in onda:
_______________



Nonostante i premi soltanto virtuali (pubblicazione delle foto vincitrici sui social con intervista all’autore), il concorso fotografico “Il lato buono della Nebbia”, bandito quest’autunno dall’Accademia dei Nebbiofili, si è rivelato un grande successo. Una sessantina i fotografi – 38 con fotocamera e 20 con smartphone – che da tutte le terre nebbiose (Cuneo, Milano, Cremona, Mantova, Verona, Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Ravenna e Massa Carrara) hanno inviato immagini quasi sempre fortemente suggestive: sentite celebrazioni di un fenomeno, la nebbia, che dalle nostre parti non è soltanto atmosferico, ma anche e soprattutto culturale. Sono arrivate foto anche dall’estero, a conferma che la Nebbia, pur non riempiendosi degli stessi significati identitari, è comunque un fenomeno globale.

La vasta partecipazione, ovviamente, ha reso più ardue le operazioni di selezione (in cui sono stato assistito da un paio di fotografi naturalisti e paesaggisti) e, soprattutto, l’individuazione dei vincitori: non pensavamo di trovarci di fronte un tale embarrasse de richesses, con tante foto egualmente meritevoli, che infatti ci hanno obbligato a numerosi ex aequo. Ci ha fatto particolarmente piacere constatare che anche tra i cosiddetti “fotografi 2.0”, quelli che utilizzano gli smartphone, sono tanti gli scatti degni di nota, i migliori dei quali avrebbero dato filo da torcere anche ai colleghi armati di fotocamera.

Alla fine, comunque, sono emerse due foto, una per ciascuna categoria, che in ragione delle caratteristiche tecniche, ma ancor più per la forza evocativa, quasi immersiva delle immagini si sono aggiudicate la vittoria.

Nella categoria Smartphone l’Accademia dei nebbiofili ha deciso di assegnare il primo premio a Franco Merlo, di Cuneo, che ha inviato una foto scattata verso la fine di Novembre a Borgo San Dalmazio con un Redmi 8 e intitolata “Vita che vince”: immagine che ha colpito la giuria sia per l’atmosfera incantata prodotta dalla nebbia tra i rami, che come fantasmi arborei invadono il bosco, sia per il detonante contrasto cromatico tra il bianco lattiginoso della nebbia e il rosso vermiglio dei frutti di rosa canina, con le goccioline di acqua che stillano dagli arbusti. Una foto, quindi, capace di celebrare non soltanto i colori della nebbia, ma anche i suoi delicatissimi rumori, un aspetto sottolineato dal bando, ma che non è stato adeguatamente esplorato dagli altri concorrenti.

La categoria Fotocamera, invece, ha visto primeggiare una delle tre notevolissime immagini inviate da Emanuele Caleffi di Luzzara (RE),  l’unica scattata con un drone (DJI Mavic). La foto, intitolata “Fornace” e risalente a qualche anno fa, ritrae con innegabile maestria e sinfonica maestosità una fornace abbandonata nelle campagne che circondano Luzzara: la nebbia, che avvolge lo stabilimento e le due querce che lo fiancheggiano, sembra fare da spartiacque tra la città e il mondo rurale, come se, col suo inimitabile abbraccio, volesse proteggere la campagna dall’inarrestabile avanzata del cemento. Un’immagine, insomma, capace di far emergere un’inedita sfaccettatura del lato buono della nebbia.

Il podio di questa categoria, come avevo anticipato, risulta particolarmente affollato, con due secondi e due terzi posti ex aequo. Seconda si è piazzata un’altra foto reggiana, “Guardiani” di Tiziana Tosi: scatto che, nella sua spiritosa delicatezza, ha il pregio di rendere omaggio, ad un tempo, ai colori e ai sapori della nebbia, un aspetto gastronomico che nella “Padania” è fondamentale – e per questo fino all’ultimo è stata in lizza per vincere il concorso. A pari merito la foto “Una cattedrale nel pioppeto” di Arrigo Giovannini (Gonzaga, MN), dove la nebbia, insieme ad una magistrale filtro a luce fredda, compie il miracolo di trasformare la campagna in un luogo quasi mistico. Sul gradino più basso del podio siede “Il santuario” di Marco Madaschini (Castellucchio, MN), dove invece, grazie alla nebbia, è un edificio di culto vero e proprio (il leggendario santuario delle Grazie) a fondersi, in panteistica armonia, con la natura circostante; a fargli compagni a anche “Palude”, del fiorentino Giancarlo Fabretti, un vedo-non vedo nell’intrico della vegetazione palustre che la nebbia rende quasi erotico.

Anche qui, naturalmente, le foto meritevoli abbondavano, tanto che il predetto “particolare valore nebbiofilo” è stato riconosciuto a ben otto foto: Lorenzo Bruscaggin e Luca Ghidorzi (MN), Emanuela Rabotti e Riccardo Vannini (RE), Maria Elena Galardi e Tamara Bianchi (MS), Daniele Raschi (CR) e Richard Bruschi (UK).

Abbiamo voluto anche segnalare, inserendole in una apposita sezione non prevista dal bando, quattro foto che puntano dichiaratamente l’obiettivo sui “Sapori della nebbia”, quelli che distinguono la pianura padana dal resto del mondo: perchè soltanto qui esiste tutta una serie di prodotti e piatti tradizionali associabili, in modo diretto o indiretto, alla nebbia: dal culatello parmense, al cosiddetto Bevr’in vin mantovano. Le foto sono state inviate dalla Confraternita dal Turtel sguasarot (MN) e Ileana Baruffaldi (MN), smartphone; e da Raffaele Benedetti (RA) e Antonia Ferrari (MS), fotocamera.

INTERVISTA

Presentati ai Nebbiofili…

Mi chiamo Emanuele Caleffi, vivo da sempre a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, lavoro in banca e la fotografia è la mia grandissima passione.

Che cosa significa, per te, fotografare?

Io la vedo come una forma di espressione artistica, il risultato di un’esplorazione continua e approfondita dei luoghi a me più cari, di cui cerco di immortalare i momenti più belli, gli angoli più interessanti. Una ricerca  estetica, ma anche emotiva, con lo scopo di catturare attimi e renderli eterni

Come vincitore del concorso “il lato buono della nebbia” la domanda è d’obbligo: qual è la cosa che ti piace di più della nebbia?

Secondo me noi Padani abbiamo una il dovere di cogliere il lato positivo della nebbia, visto che ci conviviamo diversi mesi all’anno: la nebbia è al tempo stesso ciò che enfatizza e ciò che nasconde. Dal punti di vista fotografico posso dirti che la nebbia nasconde il superfluo e valorizza il soggetto che ne emerge, oltre a filtrare ed uniformare la luce solare. Un fenomeno come quello della nebbia, che si sposa perfettamente con luoghi, tradizioni culturali e prodotti enogastronomici, non può non essere celebrata con la fotografia.

Infine: che cosa consiglieresti a chi intende avvicinarsi al mondo della fotografia?

Di metterci tutta la passione possibile: la fotografia è una sconfinata opportunità di consegnare ai posteri la tua visione del mondo, un modo bello e sano di condividere quello che i tuoi occhi, curiosi ed insaziabili, riescono a tradurre in immagini. L’alibi perfetto per conoscere, viaggiare, confrontarsi: una passione, un’arte che non si finisce mai di affinare.