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Otto anni di attività di spaccio ricostruiti, diciassette giovani denunciati, una sessantina di assuntori segnalati, migliaia di cessioni di hascisc e marijuana documentate, nonché il sequestro di mezzo etto tra hascisc e marijuana, alcuni bilancini di precisione e una ventina di cellulari con all’interno numerose chat che rimandavano all’illecita attività. Questi i “numeri” di una mirata attività antidroga condotta dai carabinieri della stazione di Gattatico che, a conclusine delle indagini, hanno appunto denunciato alla Procura reggiana e a quelle presso il tribunale per i Minori di Bologna 17 giovani tutti residenti in Val d’Enza aventi un’età compresa tra i 25 e i 17 anni.

Nella fase esecutiva dell’operazione, i carabinieri di Gattatico hanno dato corso alle perquisizioni domiciliari emesse dalla Procura reggiana e da quella dei minori di Bologna, rinvenendo in disponibilità di alcuni indagati mezzo etto di droga tra marijuana e hascisc, alcuni bilancini di precisione e 350 euro ritenuti provento dello spaccio. A documentare l’attività anche le telecamere di una chiesa della Val d’Enza nelle cui pertinenze avvenivano le cessioni di droga.

Un’indagine complessa quella condotta dai carabinieri di Gattatico che ha preso il via nel mese di maggio del 2019 a seguito del controllo di un minorenne trovato in possesso di modiche quantità di hascisc detenute per uso personale non terapeutico. Nel cellulare del giovane i militari hanno reperito screenshot che rimandavano all’illecita attività. Partendo dal giovane consumatore, a ritroso, i carabinieri, attraverso prolungate indagini anche di natura tecnica, hanno ripercorso tutta la rete dello spaccio arrivando a identificare gli odierni 17 indagati e documentando una fitta attività che andata avanti dal 2014 ed è proseguita sino a maggio 2020, anche in pieno lockdown cosi come riferito dai numerosi clienti escussi dai carabinieri.

Le migliaia di chat elaborate dai carabinieri nei telefoni sequestrati hanno consentito di accertare “l’esperienza” dei convolti che, nonostante la giovane età, adottavano particolari accorgimenti attraverso messaggi criptici come ad esempio “ci vediamo tra 10 minuti” ci vediamo tra 50 minuti” dove i minuti erano i soldi che l’acquirente aveva in disponibilità per acquistare lo stupefacente. Un’indagine, che ha portato a stroncare un remunerativo business del malaffare correlato allo spaccio di stupefacenti che andava avanti da 8 anni e che vedeva coinvolti, quali clienti, numerosi giovani dell’intera provincia reggiana, molti dei quali minori, di cui una sessantina segnalati quali assuntori. Lo spaccio, come accertato dai carabinieri, veniva organizzato tramite degli applicativi WhatsApp, Telegram e Messanger secondo un linguaggio criptato.