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Le cure palliative ospedaliere possono migliorare la qualità di vita del paziente in fase avanzata di malattia e aumentare la possibilità che il luogo di morte sia quello che il paziente preferisce. Lo dimostra un articolo pubblicato nella Cochrane Library*, frutto di una collaborazione internazionale guidata dal King’s College di Londra, cui ha contribuito anche l’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia. Le revisioni sistematiche pubblicate nella Cochrane Library sono studi che tengono conto di tutte le migliori evidenze disponibili generate attraverso la ricerca, con l’obiettivo di sintetizzare i dati e trarne indicazioni che possano indirizzare le scelte assistenziali e cliniche.

Una precedente revisione Cochrane aveva fornito prove preziose sull’efficacia e il rapporto costo-efficacia dei servizi di cure palliative domiciliari. Per rispondere a esigenze di cura non soddisfatte, negli ultimi anni il numero dei team specializzati nelle cure palliative all’interno degli ospedali è in aumento in Italia e in Europa. Tuttavia, prima di questa ricerca pubblicata il 30 settembre, non c’erano ancora prove solide a sostegno della loro efficacia.

I ricercatori hanno esaminato i risultati di 42 studi randomizzati che hanno coinvolto oltre 6 mila pazienti e mille caregiver e familiari. “Non tutti gli studi erano di alta qualità, per cui i risultati dovrebbero essere interpretati con cautela – spiega Massimo Costantini, medico palliativista e Direttore Scientifico dell’Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia, che ha partecipato allo studio. – Tuttavia, possiamo già dire che le cure palliative ospedaliere possono offrire vantaggi su dimensioni importanti come la qualità della vita, il controllo dei sintomi, la depressione e sul livello di soddisfazione per l’assistenza ricevuta. La revisione ha anche mostrato che coloro che ricevono cure palliative specialistiche in ospedale possono avere maggiori probabilità di morire nel loro luogo preferito, che di solito è casa propria”.

“Al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia abbiamo istituito l’Unità di Cure Palliative (UCP) già nel 2013 – continua Costantini. – In questi anni l’UCP ha dimostrato di saper coniugare attività clinica, di formazione e di ricerca ad altissimi livelli. I risultati di questo articolo suggeriscono di investire maggiormente nelle cure palliative in ospedale, dato che possono portare miglioramenti tangibili per il paziente, a fronte di un investimento contenuto. Tali benefici possono essere particolarmente rilevanti dal punto di vista clinico durante le situazioni di emergenza, come la pandemia che stiamo attraversando. Ora sarà importante diffondere i risultati di questo studio che possono essere di aiuto alle strutture sanitarie per prendere decisioni informate sulle cure palliative in ospedale”.

(foto: il dottor Massimo Costantini)